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Visualizzazione dei post da giugno, 2019

#PausaCaffè con "In mezzo al mare. Sette atti comici" di Mattia Torre

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Ero scettica verso il concetto di audiolibro, per almeno tre ragioni: 1. Se è audio non è libro.  2. Se non ha pagine da sfogliare, annusare, guardare, leggere e rileggere, con cui ferirsi le dita con quel suono fastidiosissimo fffffffft, anche, non è libro.  3. Se non è libro non mi piace.  3bis. Il mio comprendonio e la mia capacità di concentrazione pari a quelli di un vaso di terracotta non giocano a mio favore. Eppure mi sono dovuta ricredere. Grazie ad Audible la mia lotta contro il disordine casalingo e lo sporco ostinato - e i maledetti tisanuri - ha un non so che di quasi piacevole.  Ho scelto, per la mia prima audiolettura,  “In mezzo al mare. Sette atti comici”, di Mattia Torre. Letto [magistralmente, bisogna dirlo] da Valerio Aprea, Valerio Mastandrea e Geppi Cucciari.

Maneggiare con cura e Patafix.

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Una serie di coincidenze mi ha fatto ricordare che una volta avevo un blog dove scrivevo un sacco di cose mie. Alcune sono andate perse, altre le ho conservate e, rileggendole, mi sono resa conto che quello spazio mi manca tantissimo.  E allora sai che c'è? Io quello spazio me lo ricreo, qui: tra il cuore, le spine e le altre amenità. [21.4.2012] Oggi sono andata con Madre e Padre al mercatino dell'usato.  No, non ho cercato di venderli, semplicemente ho passato un mezzo pomeriggio con la mia famiglia, anche se ho avvertito forte forte la mancanza di mio fratello. Ho ciondolato per le bancarelle riflettendo su come il concetto di vintage sia appioppato ad ogni sorta di cianfrusaglia inguardabile, tanto che il confine tra ciò che è veramente vintage e ciò che semplicemente è roba vecchia diventa sempre più sottile. Mi sono persa a spulciare tra i dischi e i libri, senza però trovare qualcosa di realmente sfizioso. Ho chiacchierato con qualche venditore sull'ori...

Quei 50 minuti.

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Ogni anno, da 13 anni ormai, arriva l’ultima ora in una classe che non so se rivedrò a settembre. E non importa quante volte mi abbiano fatta incazzare, quante volte io abbia dovuto contare fino a dieci, quanti colpi alle coronarie abbia imparato a gestire perché sbagliavano un congiuntivo o si ribaltavano dalla sedia, quante lacrime abbia dovuto asciugare e quante scenate stile drama queen abbia dovuto improvvisare: negli ultimi 50 minuti dell’anno scolastico devo sempre trattenere un magone che mi pulsa in gola, fatto di una quotidianità che, nonostante tutto, mi mancherà. Negli ultimi 50 minuti c’è chi ha quello stesso magone.  Chi vince ogni timidezza, viene alla cattedra e mi abbraccia.  Chi mi ringrazia.  Chi piange senza ritegno e chi singhiozza di nascosto.  Chi mi confessa che mi vorrebbe come mamma - non sai quel che dici, amico! - .  Chi spera di non rivedermi mai più nella vita.  Chi, giustamente, se ne sbatte e pensa già alle vacanze...