Maneggiare con cura e Patafix.



Una serie di coincidenze mi ha fatto ricordare che una volta avevo un blog dove scrivevo un sacco di cose mie. Alcune sono andate perse, altre le ho conservate e, rileggendole, mi sono resa conto che quello spazio mi manca tantissimo. 
E allora sai che c'è? Io quello spazio me lo ricreo, qui: tra il cuore, le spine e le altre amenità.


[21.4.2012]


Oggi sono andata con Madre e Padre al mercatino dell'usato. 

No, non ho cercato di venderli, semplicemente ho passato un mezzo pomeriggio con la mia famiglia, anche se ho avvertito forte forte la mancanza di mio fratello.
Ho ciondolato per le bancarelle riflettendo su come il concetto di vintage sia appioppato ad ogni sorta di cianfrusaglia inguardabile, tanto che il confine tra ciò che è veramente vintage e ciò che semplicemente è roba vecchia diventa sempre più sottile.
Mi sono persa a spulciare tra i dischi e i libri, senza però trovare qualcosa di realmente sfizioso.
Ho chiacchierato con qualche venditore sull'origine di alcuni oggetti non ben identificati.
E poi, mentre osservavo un peluche tutto smangiucchiato dal tempo che assomigliava vagamente a Coccolino, ho sentito un rumore di qualcosa di molto fragile che si frantumava a terra. Mi sono voltata verso l'origine di quel suono e ho visto lui: un bambino sui cinque anni che, con lo sguardo colpevole, fissava a terra il danno appena provocato. 
In un microsecondo il padre gli ha ficcato un sonoro schiaffo sulla mano e la madre si è chinata, mortificata, a raccogliere i cocci. Lui, il bambino, è rimasto senza fiato, immobile, impassibile. Neanche una lacrima, neppure una smorfia di disappunto. E io ho percepito perfettamente i suoi pensieri.

Quando avevo circa quattro anni, i miei genitori ebbero l'infelice idea di portarmi con loro in un negozio di chincaglierie per la casa. Un paradiso, per me, così piccola e naturalmente attratta da quelli che ai miei occhi erano tanti giocattolini colorati. 

Prima di entrare lì, però, Madre ebbe lo scrupolo di invitarmi a non toccare nulla. 
Siccome ero una bambina obbediente, mi limitai a guardare quello spettacolo sberluccicante.  
Ma avevo un inspiegabile debole per le porcellane e, guarda caso, lì c'era un'intera collezione di angeli della Thun in esposizione. Manco a dirlo, già allora costavano un occhio della testa, ma io non ne ero per nulla consapevole. 
Probabilmente in quel momento mi spuntarono sulle spalle le mie due coscienze, quella buona e quella stronza. 
La buona mi fissava con lo sguardo assassino che a Madre bastava - e basta ancora oggi - sfoderare, senza proferire verbo, per farmi capire i suoi sì e i suoi no (una dote che le ho sempre ammirato, confesso). 
La coscienza stronza si impegnò per essere più accattivante: "Guarda che guanciotte morbidose ha quell'angioletto lì...sì...quello più grande di tutti...non vorresti pacioccarlo un po'?". 
Va da sé che non seppi resistere alla diabolica tentazione. Allungai la manina e appena le mie dita sfiorarono l'angioletto, quello cadde, ovviamente al rallentatore e con una musica stile accoltellamento nella doccia, fracassandosi in mille pezzi ai miei piedi. 
Non ricordo esattamente cosa accadde dopo, ma so che i miei genitori dovettero comprare l'angelo che avevo appena sbriciolato e con ogni probabilità io mi presi un girone stellare, dato che in seguito, per ANNI, ogni cosa che mi scivolava dalle mani e finiva per rompersi mi faceva scoppiare in un pianto irrefrenabile. Ancora adesso, a dircela tutta, se capita che la mia proverbiale goffaggine mi faccia cadere un qualsiasi oggetto fragile, ho quei dieci secondi di smarrimento cosmico.

So che quel bambino, oggi, si è sentito così. Gliel'ho letto distintamente in faccia.

Mi sono dovuta trattenere, perché volevo andare da lui e dirgli che lo capivo perfettamente e che, tra qualche anno, quei cocci saranno ancora lì, in bella vista sul caminetto, perché suo padre, con pazienza infinita e un tubetto di Super Attak, avrà riparato il danno. 
E che quando avrà trent'anni e rivedrà una scena simile, riderà con i suoi genitori ricordandosi quel giorno in cui scoprì che le cose fragili vanno maneggiate con cura perché si rompono, ma anche che poi l'amore e la colla le possono riaggiustare.
E soprattutto si ricorderà che gli angioletti della Thun è bene piazzarli con uno sputo di Patafix, perché la coscienza stronza ce l'hanno anche i gatti.

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