Resto qui.


ovvero un libro che ho letto in spiaggia pur non essendo una tipica lettura da spiaggia.


Si può immaginare qualcosa di più rumoroso di un campanile?
Si può immaginare qualcosa di più silenzioso di un lago?
E cosa accade se un campanile viene sommerso da un lago?

Accade che rumore e silenzio si amplificano a vicenda, in un ossimoro che solo l’intreccio tra la Storia e una storia può partorire.

La Storia è quella che conosciamo perché ce l’hanno insegnata, perché fa parte di un nostro passato neanche tanto remoto.
La Storia che arriva in un luogo dove fino a quel momento […] la vita era scandita dai ritmi delle stagioni. Sembrava che quassù la storia non arrivasse. Era un’eco che si perdeva.
La Storia della frenesia di costruire grandi opere, del fascismo, del nazismo, delle false illusioni.
La Storia che entra a gamba tesa nella vita delle persone, senza guardare in faccia niente e nessuno.
La Storia di un’élite che si fa portavoce di un bene comune che, in fin dei conti, nessuno ha chiesto ma che coinvolge tutti.
La Storia che, con l’alibi di costruire, distrugge.

Una storia è una tra le migliaia che si potrebbero raccontare.
Una storia fatta di quotidianità, di pensieri, di persone trovate e perdute, di affetti incrollabili, nonostante tutto.
Una storia di una vita, di una giovane ragazza, figlia, maestra, donna, moglie, madre che si trova costretta a diventare parola e voce, su un’altalena perpetua tra coraggio e rassegnazione.
Una storia che per guardare avanti deve necessariamente voltarsi indietro.
Una storia di radici salde, ostinate.

La Storia è rumorosa come un campanile.
Una storia è silenziosa come un lago.

Ma qui la Storia, come un lago, appiana, sommerge e vuole mettere a tacere una storia che invece ha bisogno di gridare, di svettare sopra ogni cosa, di farsi sentire fino al punto più lontano possibile, come un campanile, per sopravvivere.

Invertendo i ruoli, la Storia e una storia fanno male.
Il loro è un incontro violento e inesorabile.
Eppure si rivelano necessarie l’una all’altra, non possono e non devono essere separate. Mai. Soprattutto da chi viene dopo, da chi osserva l’oggi e, guardando un campanile in mezzo al lago, ignora il prezzo di un panorama tanto pittoresco.
Il prezzo che una storia, come tante, ha dovuto pagare alla Storia, come sempre.

Anche le ferite che non guariscono prima o poi smettono di sanguinare. La rabbia, persino quella della violenza inflitta, è destinata come tutto a slentarsi, ad arrendersi a qualcosa di più grande di cui non conosco il nome.
Bisognerebbe saper interrogare le montagne per sapere quello che è stato.




Nell'immagine: Resto qui di Marco Balzano
                          Einaudi, 2018

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